1800 12 29 BODONI AZARA

Resumen

S. l. [Parma], 29 de diciembre de 1800. De Giambattista Bodoni [Parma] a José Nicolás de Azara [Barcelona].

Bodoni comunica a Azara que ha recibido noticias suyas a través de Franco y del correo Pérez, pues Mendizábal se halla enfermo y no ha respondido a sus cartas. Aprovecha el viaje de Porta a España para escribirle y mostrarle su alegría por las memorias que Azara está preparando, ya que estas silenciarán a sus enemigos. Además, indica que el sobrino del diplomático, Bardají, fue aceptado en la legación de Viena precisamente por no creer las cábalas contra su tío, que cuenta también con defensores como Doria o Pignatelli. Le manifiesta a Azara su entusiasmo por abrazarlo de nuevo en Italia, le transmite el contenido de la carta de un oficial francés, le participa las muchas visitas de estos republicanos a su oficina, revela la maldad de López de la Huerta –que intentó poner en su contra a las autoridades francesas– y le asegura que sigue trabajando al margen del curso de los acontecimientos. Le anuncia que pronto llegarán a Barcelona las colecciones bodonianas adquiridas por el bibliófilo marqués de la Romana, da cuenta del nacimiento en España de una bibliofilia bodoniana y, por último, le desea a Azara un feliz año nuevo.

Transcripción

29 dicembre 1800a.

Da otto e più mesi ho io passati in una smaniosa ambascia e sempre col più vivo desiderio di sapere ove esistesse la veneratissima di Lei persona. Ne chiedetti novelle al Signor Cavaliere Mendizábal, a cui scrissi replicate volte, ma seppi che egli per mala ventura cadette pericolosamente infermo nel mese di giugno dell'anno scadente, e che poscia dovette portarsi in patria a respirar l'aria nativa e tentare di ristabilirsi bene nel primiero stato di salute e rimettersi dai tollerati incomodi. Più volte ho pure pregato l'amico Franco a darmi qualche contezza del mio incomparabile Signor Cavaliere, ma le mie lettere rimasero per più mesi perdute; e quella scrittagli in luglio la ricevette finalmente nello scorso novembre. Egli mi scrisse da Madrid e mi accertò che Ella dovea a momenti ritornare in Barcellona. Ed ebbi occasione di vedere in Parma il Corriere Pérez, che a viva voce mi disse di averLa veduta costì e mi diede ottime novelle intorno alla preziosa di Lei salute.

Ho colto subito la favorevole opportunità del ritorno del predetto onestissimo Corriere per ravvivarmi alla di Lei memoria e Le ho indirizzata una mia non breve epistola. In appresso ho voluto munire con altra mia il morigeratissimo giovine Signor Porta, mio amicissimo, ed a quest'ora non dubito punto che Ella non abbia ricevute ambe le mie lettere, dalle quali avrà rilevato come io La tenghi tutt'or presente alla memoria e La porti scolpita nella parte migliore del mio cuore.

Fra tante innumerevoli angustie ed incertezze, mi venneb finalmente dato di rivedere ier’ l'altro i pregiatissimi Suoi caratteri, che furono un prodigioso farmaco ristorativo all'afflitto mio animo; e mi trassero d'ogni dubbiezza sulla di Lei attuale esistenza e sullo stato di salute, che sento esser ottima a dispetto de' maligni, de' quali mai fu al mondo inopia, e sulle occupazioni che La tengono segregata dal cosorzio de' viventi.

Io mi compiaccio oltre modo di sentirLa tutta intenta ed animata a distendere certe memorie, che serviranno, se non a far crepare, almeno a rintuzzare gl'invidiosi ed a svellare e scapponire i calunniatori, coi quali ho dovuto anch'io battagliare più volte e levar alta la voce per conquidere le maligne loro imposture e le ingiuriose loro denominazionic; e segnatamente, nel passato autunno, coglid ostaggi toscani che venivan di Francia, a' quali ho dovuto far toccar con mano e confessare che Ella era a torto ed ingiustamente denigrata da chi spacciavaLa nel numerosissimo elenco su cui è ora di moda inserire gli onest' uomini e le persone più colte e più probe d'ogni paese. Un argomento opposi a que' linguacciuti firentini che lor chiuse la bocca; e lo stesso Seristori disse che io avea ragione e sì fu l'accettazione alla Corte cesarea del di Lei nipote in Segretario di Legazione, caricae che non si conferisce se non a beneplacito di chi debe riceverlo. E, siccome a Vienna si sapeva la irriprensibil condotta dello zio, così non fu opposta alcuna difficoltà nell'accettazione, come fu opposta a qualche altro designato Ambasciadore.

Altro non men’ forte argomento volli aggiungere al petulante nipote del Cardinale Torrigiani, e sì fu la preservazione e salvezza di questo nostro Stato al suo legittimo Sovrano –che i preti ed i cucculatif attribuiscono a miracolo– solo e superstite nell'universale naufragio di tutte le potenze del nostro sdruscito miserabile stivale. Ed io non mi stancherò mai di ripetterlo a tutti che al Signor Cavaliere Azara siam[o] debitori dell'attuale nostra esistenza politica.

Fra le tante malevolig e tante perfide persone convien confessare però che vi sono anche degli uomini onesti e probi che conoscono e decantano i servigi ch'Ella ha reso all'Italia ed alla Spagna. E di due sole, per ora, mi sia lecito di far qui menzione, le quali hanno parlato di Lei colla dovuta stima e con lodevolissimo encomio per tutto ciò che ha operato a favore della Santa Sede: l'eccellentissimo Doria, che, elata voce, ha detto in presenza di moltissime persone di essere buon testimonio del di Lei sincero attaccamento a Roma ed assicurò che, nel tempo in cui fu Segretario di Stato, ben sapeva con quale impegno, zelo e fermezza abbia Ella operato per salvare il Papa ed i romani; l'altro è Don Giuseppe Pignatelli, che in più e più occasioni non ha ommesso di rendere al Signor Cavaliere Azara la dovuta giustizia e ne ha encomiati i talenti tanto in Parma che in Colorno, ove soggiorna Generale Provinciale, Rettore, Maestro de’ novizi, degli abbati e de’ terziari loioliti e cordicoli.

Ella mi scrive di essersi ammaestrata alla scuola della disgrazia che gli ha aperti gli occhi a smascherare e conoscere i falsi dai veri amici, ed io su questo proposito non posso ripetergl' altro che il detto del Petrarca: In utraque fortuna utriusque fortunae memento. Continui dunque a viver lieto ed in buona salute e lasci al tempo la cura del resto. Io sospiro il momento di sentirLa imbarcata pel suolo ausonio e sarei oltremodo contento e fortunato di riabbracciarLa nella nostra tranquilla Crisopoli.

Ho ricevuto a' giorni passati una lettera da certo ufiziale francese, Advynéh, Commandant du Quatrième Arrondissement du Piemont, e, fra le altre cose, mi dice: [ ].

É incredibile l'affluenza de' francesi che tutto dì mi viene a frastornare ed a farmi perdere il tempo di cui debbo far molta parsimonia. Quasi tutti i più rinomati generali han voluto render visita al mio angusto appartamento e adi alcuni ho avuto occasione di far vendite considerevoli de' miei libri. Queste non ambite né ricercate visite mi hanno messo sull'orlo del precipizio sino dal tempo che soggiornava qui quel buon cristiano del Signor de la Huerta. Istigato costui da non so qual maligno demone e senza aver mai parlato meco, ha fatto ogni sforzo per perdermi e mi fece segnare sulla nota infame de’ generali, che fu passata al Generale Ott. Ma il Signor Infante ed il suo in allora degnissimo Ministro Signor Conte Ventura ripararono il colpo, né vollero permettere che io fossi ingiustamente rovinato nell'onore e nella robba. Può darsi iniquità maggiore e persecuzione più ingiusta e feroce suscitata da uno spagnuolo indegno contro un onesto ed innocente pensionato di Sua Maestà Cattolica?

Ma come a Dio piacque, scampai illeso dal fatale incendio che minacciava incenerirmi e già avea preparate le lettere colle quali mi onorarono il Principe di Kaunitz, i Conti di Firmian e Wilzek, l'eccellentissimo Hertzan, il Marchese Manfredini, gli Arciduchi di Milano ed il Gran Duca di Toscana per mandarle a Vienna a mia giustificazione; ed avea incaricata l'aflittissima mia consorte a portarsi a piedi di Cesare. E feci sapere al Signor de Huerta che non mi sarebbero mancati mezzi onde far giungere nelle mani di Sua Maestà Cattolica le mie giustificazioni; ed erami a tale effetto munito di un autentico attestato del povero Conte di Valparaíso sulla mia irriprensibile condotta. E lo serbo ancora gelosamente a mia diffesa.

In oggi io vivo in uno stato di perfettissimo quietismo: ne veggo che pochi ma sicuri amici e prosieguo impavido i miei lavori che da 40 e più anni mi tengono occupato dì e notte. E, imitando il siracusano Archimede, che maneggiava tranquillo seste e compassi nella espugnazione di sua patria, non mi curo de' bellicosi avvenimenti che accadono fuori o dentro della nostra desolata Italia.

Fra breve arriveranno costì tutte lek mie più eleganti edizioni greche, latine, italiane, inglesi e francesi acquistate dal Signor Don Domenico Botti per codesto Capitan Generale Signor Marchese della Romana, che sento essere assai colto e che possiede già una sceltissima e numerosa biblioteca.

Mi è assai grato che nella Spagna si comincino ad introdurre i miei libri, come è già seguito in Francia, giacché oltre a qualche lucro mi deriva non tenue gloria presso i più esperti ed intelligenti bibliofili.

Vegga che io ho scritto diffusamente e chel mi restano parecchie altre lettere a vergare pria che parta il corriere ibero, e perciò faccio fine al lungo mio ciccalio. E mi restringo ad augurargliognim più fausta prosperità nella ricorrenza del nuovo anno e del nuovo secolo, che dovrebbe essere del buon senso dopo il filosofico.

Accipe quo semper finitur epistola verbum.

[G. B. Bodoni].

 

a Antes de la fecha anota el destinatario: Azara     b Había empezado a escribir f y corrige.     c Había escrito denominazione y corrige.     d Había escrito coi y corrige.     e carica reiterado dos veces, a final e inicio de página (f. 1v y 2r).     f Parece haber escrito cuccull y corrige.     g Había escrito malevole y corrige.     h Había escrito Advi y corrige.     i e añadido entre líneas para corregir ed en ad sin necesidad de tachar ni reescribir.     k Había escrito due balle y corrige en tutte le     l diffusamente e che añadido entre líneas sobre a lungo e cancelado.     m Había escrito oggi y corrige.

 

Notas al texto

Datos documentales y bibliográficos

Digitalizaciones de los originales