1801 12 15 BODONI AZARA
Resumen
S. l. [Parma], 15 de diciembre de 1801.
De Giambattista Bodoni [Parma] a José Nicolás de Azara [París].
Bodoni, tras informar a Azara sobre un fuerte resfriado sufrido ese invierno, le expresa la alegría que le produce su elección para el Congreso de Amiens, noticia que acalla los rumores despertados en Parma y que ya se lee en los periódicos. Le felicita también por su nuevo título de marqués y le revela que fue él quien propuso regalarle el feudo de Nibbiano en pago por sus servicios a Parma, en vez de una joya. Agradece al amigo, además, la intención de nombrarle su procurador. Comunica que el Duque ofrecerá a Talleyrand los libros que le faltan para poseer la completa colección bodoniana y solicita la mediación de Azara para que los franceses le paguen las matrices que había enviado a las imprentas de Milán y Brescia.
Transcripción
15 dicembre 1801a.
Eccellenza,
Ho dovuto pagare il consueto anual tributo alla stagion iemale e dovetti passare una quindicina di giorni senza uscir di casa per un forte raffredore ostinatissimo, che sulle prime avea creduto foriereb di podagra. Ma, grazie agli Dei sospitali, si è già dileguato senza avermi esposto alle conseguenze tormentose degli anni passati.
Profittando pertanto del volontario ritiro nel mio solitario tetto, ho largo campo onde porgere il convenevole riscontro all’affettuosissimo foglio con cui è piacciuto all’Eccellenza Vostra rallegrarmi l’animo sotto il 4 dell’andante mese, e che giunse assai opportuno a dileguare le fosche nubi ond’era avvolto questo nostro orizonte politico per le tante dicerie divulgatesi qui da gente ipocrita e caparbia, che da gran tempo ha saputo erigere in teoria la calunnia e la menzogna.
Lodato sia Giove sommo, che nulla si è avverato di tutto ciò che di sinistro e d’infausto si era qui preconizzato da nere importune cornacchie allorché si sparse la voce che qualche altro inetto diplomatico ibero sarebbe intervenuto al Congresso di Amiens. Niunoc più di me sarebbe in grado di porLa a chiarissimo lume intorno ai mascherati attori di questa recente tragicomica invenzione, ma amo meglio ommettere qualunque dettaglio perché non Le debbo far perdere il di Lei tempo prezioso nell’istruirLa di cosa che è svanita qual fumod e come il vento si è dileguata.
Già su tutti i fogli novellistici, senza velo e senza misteri, si legge a chiare note la di Lei giustificazione per tutto ciò ch’è accaduto ne’ preliminari della tanto sospirata pace, che era l’unico, il più ardente ed universal votoe di tutta la desolata Europa. Ed il di Lei nome volerà glorioso non solo presso i contemporanei giusti ed imparziali, ma passerà eterno a’ più tardi secoli futuri.
Mai e poi mai avrei potuto lusingarmi di veder verificata una proposizione sfugitami alcuni mesi fa coll’incomparabile mio amico Signor Don Gaetano Ziliani. Mi confidò questi [sic] che l’attuale delegato di Sua Altezza Reale avea in animo di far dare qualche grata dimostrazione all’Eccellenza Vostra per gl’importanti servigi resi al Sovrano ed allo Stato, e mi disse che si facea ricerca di qualche gemma preziosa per un tale effetto. Io le risposi: «A che si vuol mandar gemme ad annelli al Signor Cavaliere, che ne possiede già una raccolta che fa stordire i più intelligenti amatori e che ha fatto maravigliare per fino gli stessi monarchi delle Spagne? Sarebbe assai meglio che il Signor Infante imitasse l’esempio del suo augusto genitore che, per mostrarsi riconoscente a quanto avea operato in questi felicissimi paesi il Signor Dutillot, lo creò Marchese di Felino. E questo feudo, che ora è vacante, perché non lo dona al Signor Cavaliere d’Azara?». La mia proposizione, detta casualmente e senza pretensione di vederla realizzata, venne molto gradita da chi potea farla verificare. Seppi in seguito che Le era stato offerto il feudo di Nibiano, assai considerevole nel Piacentino e sempre posseduto da famiglie rispettabilissime; ed oggi tutta Parma sa di questa luminosa decorazione, che ad un tempo onora Vostra Eccellenza e l’ottimo Sovrano che La seppe meritamente collocare. E quantunque Ella siasi degnata avvanzarmi tale fausta notizia, pure io mi era prefisso di serbare un inviolabile silenzio sino al tempo debito; ma a nulla ha giovato la mia scrupolosa circospezione perché domenica e ieri una cinquantina di persone sono venute ad assediarmi nella mia solitudine, mossi da curiosità di sentire da me se vera sia la notizia divulgatasi sabbato scorso dall’episcopio: che il Signor Infante Le abbia conferito il feudo sopra indicato. Io mi sono circoscritto a rispondere che le persone costituite in dignità ecclesiastica di rado o non mai soglion mentire.
Gradisca Ella dunque le mie più sincere e cordiali congratulazioni, non tanto per aver ottenuto dall’ottimo nostro Sovrano un dignitoso attestato di riconoscenza per gl’interessanti servigi che gli ha reso in circostanze difficilissime, quanto pel gentil pensiere di volermi costituire a debito tempo Suo procuratore.
Molte riprove di bontà e di benevolenza ho io riportato in varie circostanze della mia vita dall’Eccellenza Vostra, ma questo Suo novello attestato di amorevole affezione e parzial confidenza coronerà la carriera mortale di chi Le fu in ogni tempo ed in ogni circostanza costantemente ligio ed immutabilmente devoto. Disponga dunque a piacer Suo di tutta la tenuità mia e sia persuasa che io mi adoprerò con tutto il maggior zelo e con tutto il possibile impegno nello eseguire qualunque Suo veneratissimo comando.
Credo che il Signor Infante, per atto di sua connaturale generosità e splendidezza, farà dono a codesto Ministro delle Relazioni Estere di tutto ciò che manca al total compatimento della serie intiera delle mie edizione, che già possiede.
Io me ne compiaccio assai e porto speranza che forse un giorno potrebbe, con una Sua comendatizia al Ministro francese residente in Milano, farmi ricuperare circa 10 mila lire di quella moneta e che mi sono ancor dovute dalla Reppublica Cisalpina pei caratteri che ho somministrato alle Stamperie Nazionali di Milano e di Brescia. Ed il mio credito è stato riconosciuto legittimo e giustissimo dal Governo Provvisorio, ma non sono mai stato pagato, sul frivolo pretesto che non hanno denari in cassa.
Nel momento che sto ultimando la presente mia, sento esser giunto il corriere da Roma e che deve progredire subito per Madrid. E perciò faccio fine allo scrivere e mi restringo ad augurare all’Eccellenza Vostra la più florida salute ed ogni sorta di vera felicità nella ricorrenza delle feste natalizie e del rinovellamento del nuovo anno.
E, col desiderio di rivederLa lieta ed incolume nella nostra beata Italia, ora che si avviciniamo alla conclusione della pace generale, passo a protestarmi col solito rispettoso ossequio e con immutabile attaccamento,
[G. B. Bodoni].
a Antes de la fecha anota el destinatario y, después, el destino: Azara. Madrid [corregido sobre Parigi]. b Había empezado a escribir fors y corrige. c Antes de Niuno cancela otro principio de párrafo: Già su tutti i fogli novellistici, senza velo e senza mistero, si legge a chiare note la di Lei giustificazione per tutto ciò d Había empezado a escribir fi y corrige. e Había empezado a escribir d y corrige.
Notas al texto
Datos documentales y bibliográficos
- Ubicación
Parma, BP, Minute G. B. Bodoni,carpeta «Lettere di Bodoni ad Azara con data».
- Descripción
Pliego de 2 h. de 245 × 175 mm. Minuta.
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Edición
Noelia López Souto
- Otras ediciones
Ciavarella 1979, II, 172-173.
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Otra bibliografía citada Cantillo 1843; García Portugués 2016a; Gazzetta Universale 1801; Lasagni 1999; López Souto 2018d; Ozanam 1998; Rota 1935; - ©
Biblioteca Bodoni, Biblioteca Palatina di Parma (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo) & Noelia López Souto
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Cita
Carta de Giambattista Bodoni a José Nicolás de Azara de 1801-12-15, ed. Noelia López Souto, en Biblioteca Bodoni [<http://522979.jduqw4qv.asia/carta/1801-12-15-bodoni-azara> Consulta: 03/12/2024].Citar este documento