1795 12 05 AZARA BODONI

Resumen

Roma, 5 de diciembre de 1795. De José Nicolás de Azara [Roma] a Giambattista Bodoni [Parma].

Azara acusa recibo del ejemplar de prueba del Poème y le anuncia que se corregirá con exactitud, siendo también revisada por el secretario Bernard. Refiere a Bodoni el número de ejemplares que solicita, para que se le envíen a Roma y para que se destinen a Verona a la familia real francesa. Le pide también la cuenta de todas estas copias, le confirma la aceptación del nombramiento de académico en Gottinga y le comunica que él mismo escribirá a Heyne para responder a sus preguntas acerca de las Opera de Tibulo. Se interesa por los manuscritos enviados de la edición anotada por Arteaga de Catulo y de la elegía ‘De coma Beronices’, le agradece las noticias sobre el joven Luigi Santa Croce y le manifiesta, además, sus dudas acerca de la calidad de los diseños de Vieira y los grabados de Rosaspina para las Pitture. Por último, autoriza a Bodoni a seguir adelante con la estampa del Poème, pues no se hallaron errores reseñables.

Transcripción

Amico e padrone stimatissimo,

Due di Lei lettere mi sono capitate in questa settimana: una per il corriere e l’altra per quello di Torino. Colla prima ho ricevuto l’essemplare del noto Poema, e l’altra contiene vari punti ai quali darò sfogo sucinta e chiaramente.

Non credo che vi sia errore essenziale da corregersi, ma in tutt’oggi lo saprò e glielo dirò, perché il Secretario Bernard lo sta rivedendo ed è uomo essatissimo. L’espressioni «les avantages» et «bien d’avantage» non hano niente di comune e significano cose differentissime, così stano bene ripetute; «mil» et «mille» stan bene in tutte le due maniere ad arbitrio. Lo stile dei privilegi non fa testo, perché si conserva in essi la lingua antica ed antiquata per rubrica.

Venghiamo al numero degli essemplari che mi bisognano. Questi sono 84 in grande, dei quali i 80 me le manderà Lei a Roma per i vetturali colla possibile brevità; 20 di essi legati bene ed il resto in cartone, come la copia che ho ricevuta. I quatro restanti mi farà Lei il piacere di mandargli adritura a Verona, facendogli consegnare al Re o al suo Ministro, Barone di Flachslanden; uno di essi legato per Sua Maestà ed i tre restanti in cartone. Dell’edizione in-8º ne voglio 30, tutti in cartone.

Desidero che Lei mi mandi senza perdita di tempo il conto di tutta questa spessa, poiché devo comprenderla nei conti delle mie spesse di questo anno, che devo finire con questo mese. Anche che Lei non l’abbia tutta in chiaro, questa spessa potrà farla dal più al meno per la prattica che ha, poiché a me importa evaquare questo punto.

Ella puole scrivere al Signore Heyne che volontieri accetteròa l’onore che l’Academia di Gottingen mi vuole fare nominandomi suo membro onorario e che, sopra di ciò, gli scriverò io stesso, sicome in quello che domanda del Tibullo.

Non so cosa abbia fatto Lei del manoscritto di Arteaga che gli mandai. Sul elegia di Catullo «Deb coma Beronices», non volendola stampare, me la rimandi, perché l’autore la vuole.

La ringrazio molto delle buone nuove che mi da del ragazzo Santa Croce, le quali m’interessano come di un figlio. Se un giorno si pubblicherano le infami cavale, colle quali i fratti di Siena hano volsuto perdere questo ragazzo, sarà una storia degna della continuazione de Fratres Fraterrimi di Buchanani. La morale degli Scolopi non è abbastanza conosciuta nel mondo.

Ho gran paura che l’inpressa dell’incissione della camera del Correggio non corrisponda al suo nome né alla spettazione del pubblico. E, francamente, gli dico che l’incisore non è capace di tale inpressa. Del disegnatore non ne parlo, perché biso[g]na vedere cosa sa fare. L’incisione è portata in oggi ad un punto di perfezione del quale non se ne aveva idea pochi anni fa, e si puole dire che Morghen resta al terzo rango. Rosaspina si dovrà contentare del decimo. Bisogna vedere cosa incide un Bervicc. La sua stampa di Luigi XVI vengo di pagarla 50 zechini effettivi.

Finisco assicurandoLa della mia invariabile amicizia. E sono sempre Suo,

Azara.

Roma, 5 dicembre 1795.

Il Poema va bene. Ci sarebbe qualche virgola d’aggiungere, ma non è necessaria del tutto. Così, andiamo avanti.

 

a Había escrito accettarò y corrige.     b Había escrito di y corrige.     c Había empezado a escribir un texto que no puedo leer y corrige.

 

Notas al texto

Datos documentales y bibliográficos

Digitalizaciones de los originales