1795 05 09 AZARA BODONI
Resumen
Tívoli, 9 de mayo de 1795. De José Nicolás de Azara [Tívoli] a Giambattista Bodoni [Parma].
Azara se queja sobre su carga de trabajo debido a la Revolución Francesa y a la muerte de Bernis. También critica la tardanza de Gerdil, que debe revisar el texto del Poème y que está empeñado en proveerlo de unas notas, pese a que el diplomático le advirtió que no se estamparían. Azara devuelve a Bodoni unas cartas de Valperga di Caluso sobre su edición de Píndaro, niega haber escrito a Heyne ni autorizado el envío a él de las Opera de Catulo –debido a la inseguridad del contexto bélico–, espera recibir nuevas ediciones que el tipógrafo le prometió y refiere su encuentro con la marquesa Malaspina en Roma, donde pasó unos días.
Transcripción
Tivoli, 9 maggio 95.
Amico mio stimatissimo,
Ho potuto fuggire da Roma per alcuni giorni, che non è stata piccola fortuna poiché colà m’infracidivo sicuramentea immerso nelle seccature e nei seccatori. Ella non puole credere a che punto mi si sieno aumentate le facende con questa Rivoluzione Francese e con la morte del buon Cardinale di Bernis. Tutti gli emigrati di primo volo sono in corrispondenza con me e piovono lettere, affari e miserie da tutta l’Europa. Insomma, sono il “Ministro Eucumenico” dei Borboni. Ora veda Lei che ha da fare questo colle stampe né coi libri. Se continua così, diventerò il più grande asino del corpo diplomatico, e ne ha dei famossi!
Il di Leib Cardinale Gerdil sarà il più grande u[o]mo nelle cose del’altro mondo, ma in quelle di questo mi pare più piccolo di un bambino. Sono cinque mesi che ha in mano il Poema della religione del mio amico e sicuramente poteva, e doveva, rivederlo in cinque ore. L’ultima volta che gli parlai m’insinuò che componeva certe note, ma io gli dichiarai che poteva notare quanto volesse ma che, al di là del testo e la dedica ed una mia piccola prefazione, non si stamparebbe un iota; che questo non era un trattato di controversia; che la poesia non era che il colorito del quadro per abbellire un soggetto da sé poco attraente; che detto Poema era stato riveduto e lodato molto da Polignac, da Massillon e da molti altri luminari della Chiesa di Francia, di cui avevo io i testimoni, ecc. Niente lo persuasse e vuole notare. E non noterà.
Rimando le lettere del’Abate di Calusso.
Non ho scritto né mandato il Catullo al Signore Heyne perché nel’attuale terremoto sarebbe sporlo tutto, non potendo nemeno essere sicuri di che Goetinga essista. La pace comincia a farsi travedere fra le nuovole e, ritomata qua, qui ritomaremo anche noi ai nostri lavori.
Lei mi promisse mandarmi molte belle cose e non ne hoc ricevuta nessuna. Le aspetto ed aspetterò fino a che arrivino.
La Marchessa Malaspina fu in Roma pochi giorni ed io la vedevo spesso, ma sempre a Corte; vale a dire, colla maschera in viso. Ho avuto però piacere nel trovarla così bene di salute.
Lei facia lo stesso, ch’è la cosa più essenziale, poiché senza salute non si fanno libri.
E mi commandi come al Suo vero amico,
Azara.
a Había escrito securamente y corrige. b Había empezado a escribir un texto que no puedo leer y corrige. c Había escrito è y corrige.
Notas al texto
Datos documentales y bibliográficos
- Ubicación
Parma, BP, Archivio Bodoni, Lettere ricevute, C. 29, 97.
- Descripción
Pliego de 2 h. de 230 × 185 mm. Autógrafa.
-
Edición
Noelia López Souto
- Otras ediciones
Ciavarella 1979, II, 107-108.
-
Otra bibliografía citada Catullus 1794; De Bernis 1795; Hoefer 1852-1866; López Souto 2018d; - ©
Biblioteca Bodoni, Biblioteca Palatina di Parma (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo) & Noelia López Souto
-
Cita
Carta de José Nicolás de Azara a Giambattista Bodoni de 1795-05-09, ed. Noelia López Souto, en Biblioteca Bodoni [<http://522979.jduqw4qv.asia/carta/1795-05-09-azara-bodoni> Consulta: 05/12/2024].Citar este documento