1817 03 21 DE_LAMA CORNACCHIA
Sommario
21 marzo 1817.
Promemoria di Giuseppe De Lama [Parma] a Ferdinando Cornacchia [Parma].
De Lama respinge presso il ministro degli Interni Ferdinando Cornacchia i motivi per cui è stato vietato e sequestrato il suo libro su Bodoni.
Transcrizione
Promemoria pel parmigiano Giuseppe De Lama, autore della Vita del Cavaliere G. B. Bodoni.
Parma 21 marzo 1817.
A Sua Eccellenza il Signore Cavaliere Ferdinando Cornacchia, Presidente dell’Interno.
Accolto come fui lunedì dopo pranzo da Sua Eccellenza la Signora Contessa Scarampi con infinita bontà, io non doveva temere che il giorno dopo il Signore Conte Scarampi mi facesse sapere amichevolmente, col mezzo del Signore Presidente dell’Interno, di sospendere la pubblicazione della Vita di Bodoni sino a tanto chea ne avesse parlato col Signore Generale Neipperg e con Sua Maestà. Mi portai immediatamente da Vostra Eccellenza, chiedetti udienza, l’ebbi e intesi i motivi della imprevedibile sospensione.
Siami permesso di addurre partitamente le rispettose mie giustificazioni.
1º. L’approvazione apposta al mio manoscritto dal governatore pro-interim Conte Gallani e dal censore Signore Professore Santi non fu collocata alla fine del 1°. volume (benché io lo volessi) perché mi si allegò un privilegio della Ducale Stamperia per cui ne fu sempre dispensata.
2°. Allorché scrissi il giorno 7 ottobre prossimo passato a Sua Eccellenza la Signora Contessa Scarampi per invocare la favorevole sua mediazione, non chiedetti di ottenermi da Sua Maestà la permissione di dedicarle la mia opera, ma solamente di offrirlene in omaggio una copia… «Mes desirs –così io scriveva– seraient pleinement satisfaits si Sa Majesté avait la clémence d’agréer un exemplaire de mon livre». Mi fu risposto da Colorno nel dopo pranzo dello stesso giorno: «Ho la soddisfazione di risponderle che Essa accetterà con piacere il 1°. volume della Vita di Bodoni che Vostra Signoria è in procinto di dare alla luce e che io mi farò un pregio di presentarle».
3°. Per solo motivo di maggiore rispetto e riconoscenza preposi all’esemplare accettato un’iscrizione dedicatoria stampata, e in ciò seguii lo stile tenuto sempre da Bodoni coi principi, ogniqualvolta che si degnarono di accettare qualcheduna delle magnifiche sue edizioni divulgate. Ciò mi credetti in dovere di praticare cogli altri sovrani e principi che avevano parimenti avuta la clemenza (fatti ufficiare da me) di aggradire una copia di un’opera in cui sapevano di aver parte come protettori ed ammiratori di quel Piemontese cotanto celebre che portò la tipografia a così sublime punto di eccellenza. E ciò pure praticai con chi non era sovrano, perché più palesemente apparisse il sentimento affettuoso o disinteressato che aveva dettata la mia offerta.
4°. Feci tirare poi alcuni esemplari di queste parziali mie dedicatorie non dell’opera ma del corrispondente esemplare accettato in grazia degli amatori bibliofili, e perché fosse nota dovunque la protezione che i Sovrani d’Europa si compiacquero di accordare al Cavaliere Bodoni e ne fossero perfino istruiti i più tardi nostri nipoti.
5°. Nel mio Catalogo cronologico posi tutti i frontespizi dei libri, degli opuscoli e de’ foglietti volanti stampati da Bodoni, colle dedicatorie da lui fattene ai principi, grandi ed amici, e coi nomi degli autori cogniti, ovvero anonimi. Null’altro io feci, e il feci perché così richiedevalo l’essenza o natura della mia opera; e il feci da storico accurato e veridico e come fedele amanuense che riunisce in un solo volume copiati i frontespizi e le dedicatorie di cento o mille libri stampati. Né son io da incolpare se piuttosto a Tizio che a Sempronio fosse intitolata un’opera da chi cessò (purtroppo con universale dolore) di vivere il 30 novembre 1813, mentre sussisteva ancora l’impero francese.
6°. Finalmente, nel descrivere i foglietti contornati io seguii lo stile usato da altri autori, cioè di ricordare il primo eseguito con tale contorno, onde evitare una noiosa ripetizione: e questo ho fatto indistintamente.
In questi termini rispettosamente esporrei a Vostra Eccellenza la spiegazione di tutte quelle cose che mi si appongono a colpa, perché isolatamente vedute ne offrono, per mia sventura, l’apparenza.
Venendo ora all’autore pregherò il Signor Presidente dell’Interno di mettersi ne’ miei panni.
Prima di porre la mia opera sotto i torchi conseguii tutte le opportune prescritte facoltà, le quali per ogni autore divengono una sicura garanzia della medesima. Ma ciò non bastommi. Trasmisi a pezzi un esemplare a Torino perché mi dicessero schiettamente que’ rispettabili miei amici se sarebbe approvato colà. Fu soddisfacentissima, lusinghiera oltremodo la risposta, e i soli rilievi che mi fecero furono sopra errori scorsi nell’elenco degli associati, e ripetute volte mi si scrisse di sollecitare la pubblicazione di un’opera la quale onorerebbe cotanto il nome piemontese. E questa non deve chiamarsi una seconda scrupolosa revisione? E questo non milita anche in mio favore? Le persone a cui sottomisi l’esame della mia opera sono addette ad un governo illuminato, cauto e rigoroso in simili materie, anzi da questo furono proposte alla direzione della pubblica istruzione.
Siccome per impulso d’amicizia e di patrio amore intrapresi e stampai la Vita di Bodoni e doveva il mio libro lodare il principe de’ tipografi, perciò con tutto il lusso tipografico che per me qui si poteva ne feci eseguire la stampa: anzi mi cadde in pensiero (ed oh! quanto sarei dolente di averne inutilmente formato il voto!) che questa edizione segnasse ne’ fasti della tipografia parmense il giorno 20 aprile 1816, cioè una nuova epoca di gloria e di felicità per la città nostra. La gloria di Bodoni, di Parma e d’Italia ecco quel mi prefissi scrivendo nobilissimo scopo; e per conseguirlo anticipai il denaro occorrente, giacchè la Stamperia Ducale dopo il suo risorgimento non avrebbe potuto co’ suoi propri fondi stampare un’opera tanto dispendiosa.
Il nome solo di Bodoni impinguò a segno il numero degli associati che coi soli loro nomi si compierono ventun pagine in carattere minuto; poi al loro elenco si dovettero aggiungere due supplementi di oltre sei pagine, cosa unica fin qui. Fra questi associati si trovanob forestieri di altissimo rango, di tutti i paesi e tutti avidissimi di leggere la vita di colui che diede lustro a Parma co’ suoi tipi e di cui nessun altro forse ebbe ancor vivente maggior celebrità al mondo. Parecchi e tra questi non pochi inglesi di alto affare mi anticiparono il danaro, quasicché temessero di non trovar copia dell’opera per poco che avessero tardato a chiederla dopo la sua pubblicazione. Gli associati piemontesi quasi tutti mi mandarono anch’essi il prezzo dell’associazione come un preventivo argomento della loro gratitudine. La città di Saluzzo con onorevolissimo decreto, che mi fece trasmettere in copia legalizzata, si associò per dieci copie alla vita del suo rinomatissimo figlio… e molti de’ miei associati non si accontentarono di una sola copia: taluno si sottoscrisse per venti.
Ora si deluderà per le sole allegate colpe la generale e vivissima aspettativa di tutto il fior dell’Europa? E ché dovrò rispondere a chi mi anticipò cortesemente il denaro? Risponderò colla ingenita mia ed onorata sincerità: «Signore, mi hanno proibita l’opera quantunque approvata. Ho dovuto chinare il capo. Ma io ho dato il vostro danaro agli stampatori, ai follatori, ai legatori, perché in quest’anno di carestia abbiano pane; ma io ho dato perfino quel poco che m’era rimasto del frutto de’ miei sudori e risparmi; ma io ho fatto circolare almeno 6000 franchi a pubblico sollievo: dunque sono spolpato, rovinato; dunque pazientate e datemi tempo di accumulare con che rimborsarvi». Ed io, oltre a questa dolorosa confessione e questa gravissima perdita, dovrò fin anche vedermi negata la compiacenza di avere solennemente lodato un amico illustre, tolta la gloria dic che mi era lusingatod unendo il mio al suo nome immortale e carpito quel picciolissimo lucro che mi si era offerto, onorato compenso delle nobili e disinteressate mie fatiche di due anni e mezzo?
Potrebbe Vostra Eccellenza consentire che si spargesse nella Repubblica delle Lettere, banditrice di eterna fama, che un autore parmigiano patì sì grave dispiacere e discapito mentre Ella era Presidente dell’Interno, e governava questi Ducati una Sovrana che tutti proclamano munifica, giusta, clemente e proteggitrice delle arti e della scienze? No, ciò non temo. Vostra Eccellenza, che seppe apprezzare Bodoni, che ama la nostra patria e vuole tuttociò che tende allo splendore di essa ed a magnificare l’adorabile nostra Sovrana, non soffrirà che ciò si ridica con maligno compiacimento in altre contrade; e il direbbero senza dubbio, perché qual v’è colta persona che non conosca le edizioni famigerate di Bodoni e quale v’è terra da noi disgiunta ove non giungesse il nome del tipografo saluzzese cavaliere G. B. Bodoni?
L’autore si raccomanda vivamente al patrocinio di Vostra Eccellenza,
Giuseppe de Lama.
a che reit. b si trovano interl. c di interl. d ante lusingato canc. promesso
Note al testo
Dati documentali e bibliografici
- Ubicazione
Parma, Archivio di Stato di Parma, Presidenza dell’Interno, 431.
- Descrizione
Fascicolo di 4 fogli. Autografo.
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Edizione
Giuseppe Bertini
RevisionePedro M. Cátedra
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Bibliografia specifica Altra bibliografia citata De Lama 1816; - ©
Biblioteca Bodoni, Archivio di Stato di Parma (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Italia) & Giuseppe Bertini.
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Citazione
Lettera da Giuseppe De Lama a Ferdinando Cornacchia del 1817-03-21, ed. Giuseppe Bertini, nella Biblioteca Bodoni [<http://522979.jduqw4qv.asia/it/lettera/1817-03-21-de-lama-cornacchia> Richiesta: 28/nov/2024].Cita questo documento