1781 01 18 AZARA PACIAUDI
Sommario
18 gennaio 1781.
Da José Nicolás de Azara [Roma] a Paolo Maria Paciaudi [Parma].
Azara mostra gratitudine per gli elogi che il teatino rivolge alla sua edizione dell’opera di Mengs. Attribuisce la gloria a Bodoni e gli anticipa che si aspetta dei conflitti in seguito, considerando che saranno molti quelli che si sentiranno offesi dal suo lavoro. Gli confida che la maggior parte degli opuscoli sono frutto di una sua rielaborazione, giacché Mengs no lasciò ai posteri nessuna opera pronta alla pubblicazione, ad eccezione del Trattato della bellezza. In più, gli confessa che due pièce sono interamente di sua composizione, attribuendone però la paternità a Mengs per forti ragioni. Gli conferma che presenterà il suo libro sui Maestri di Malta al Papa. Si compiace del miglioramento dello stato di salute della Marchesa di Malaspina e gli raccomanda l’amicizia di Magallón.
Monografie correlate
Transcrizione
Roma, 18 gennaro 81.
Amico mio stimatissimo,
Le lodi che Lei mi da nella sua de’ 26 dicembre mi farebbero diventare pazzo, se non riffletessi che la passione ci deve entrare per ben due terzi. Lei è troppo amico mio e troppo amante de’ suoi amici per giudicare spasionatamente delle loro produzioni. Dunque, riducendo la cosa all suo giusto valore, resterà un’opera fatta con buona intenzione, e Paciaudi un amico imparegiabile. Coll mio libro è sucesso lo steso che con le opere dramatiche mediocri, che i buoni attori fano riuscire sulla scena: l’arte bodoniana è il lenocinio che concilia la stima all mio Mengs.
Passata questa prima ammirazione, verrano le critiche pungenti; gli offesi, che sono molti, vorranno vindicare il loro credito depresso; e gli ignoranti grideranno allo scandalo. Io lo ho tutto prevedutto, e mi aspetto a sentire tutt’altro che lodi. Vedrò la tempesta tranquillamente, e lascierò che la posterità giudichi ugualmente e Mengs e me e i critici. Nessuno mi puotrà levare il testimonio della mia coscienza nell’avere fatto il posibile per assistere un amico mentre vivea, e per eternare il suo nome quando non c’era restato altro.
Forse il desiderio di fare bene mi avrà fatto sbagliare la strada, poiché ho prestate a Mengs alcune cose mie che non si crederanno degne di lui. L’ho fatto, però, coll’intenzione di giovare all pubblico, dando ad alcune idee, che credevo sue, l’autorità estrinseca del nome di quell grand’uomo, e perché in realtà originanariamente le ho imparate da lui. Fra tutti i opuscoli che Lei vede stampati non v’era che il solo Trattato della bellezza che fosse in stato di comparire all pubblico. Gli altri tutti a bisognato farli in gran parte di nuovo, perché Mengs scrivea i suoi pensieri quando gliene veniva voglia, sui straci e sino sulle soprascrite delle lettere, e mai coll fine di fare cose per pubblicarsi. Il frammento poi sulle arti di Spagna, e sull’Academia di Madrid sono farina mia intieramente, ed ho avute delle buone ragioni per usare di questa superchieria.
Già Bodoni ni avea avvertito di dovere presentare all Papa le Memorie dei Grandi Maestri di Malta, e lo farò con infinito gusto a nome dell’autore e dello stampatore. Io so che l’opera non a bisogno di raccomandazioni, ma, ciò non ostante, mi sarà permesso di aggiungervi le espressioni che detta l’amicizia per due persone che mi sono tanto care. Il mio metodo è di non aspectare ad essere pregato per fare tutto quell che posso per gli amici.
Magallon, che merita bene gli elogi che Lei ne fa, mi scrive sempre più incantato della sua compagnia, dell suo sapere, e del suo cuore. Credo che non ritorneranno mai più le peripezie passate di codesta corte; ma in qualunque caso Lei puotrà contare con Magallón come con lo isteso Azara.
Godo infinitamente di sentire che la Marchesa Malaspina si sia rimessa della sua indisposizione. Ella è una signora nella di cui salute dobbiamo interesarci tutti gli antichi amici del povero Felino.
Io qui vivo filosoficamente, perdendo i tre quarti del mio tempo in essaminare bolle e difedermi di mille attachi gesuiti e romaneschi. Non puotrò dire che la mia vita non sia militante.
Addio, caro amico mio. Lei mi conservi la sua amicizia e la sua stima quale gliela profesa e profeserà sempre
Azara.
Note al testo
Dati documentali e bibliografici
- Ubicazione
Parma, Biblioteca Palatina, Epistolario Parmense, Paciaudi, C. 66.
- Descrizione
Due bifogli di 242 × 180 mm. Lettera autografa.
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Edizione
Pedro M. Cátedra
RevisioneAlberta Pettoello
- Altre edizioni
Cátedra 2012 [2013], 42-43, nº. VII.
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Bibliografia specifica Cátedra 2012 [2013]; Cátedra 2013a, 44-77.
Altra bibliografia citata Cátedra 2013d; Opere 1781; Paciaudi 1780; - ©
Biblioteca Bodoni, Biblioteca Palatina di Parma (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Italia) & Pedro M. Cátedra.
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Citazione
Lettera da José Nicolás de Azara a Paolo Maria Paciaudi del 1781-01-18, ed. Pedro M. Cátedra, nella Biblioteca Bodoni [<http://522979.jduqw4qv.asia/it/lettera/1781-01-18-azara-paciaudi> Richiesta: 29/nov/2024].Cita questo documento