1792 02 08 AZARA BODONI

Summary

Roma, 8 de febrero de 1792. De José Nicolás de Azara [Roma] a Giambattista Bodoni [Parma].

Azara lamenta la falta del papel de Annonay para las Opera de Virgilio, pero espera que Bodoni pueda apurar la estampa después gracias a las dos nuevas prensas que ya tiene preparadas. Le confiesa que siempre recomienda su persona ante el Duque, Ventura o el gobierno español, le notifica la llegada de las copias de las Opera de Horacio a Barcelona y le devuelve la carta de Vannetti que Bodoni le había compartido, en la que esa misma edición era criticada. Adjunta un correo de Rezzonico, que trabaja en la dedicatoria de las Opera de Calímaco, refiere la fecha de la boda de Ludovico, informa sobre la muerte de Amaduzzi y rehúsa hablar sobre la Circular pro-absolutista de Padua. Por último, Azara participa a Bodoni la compra del libro Globus celestis y opina acerca de los grabados presentes en ese globo terráqueo.

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Transcription

Amico e padrone stimatissimo,

Non potei la settimana scorsa contestare alla di Lei lettera per l’affollamento degli affari ed oggi credevo mi sucedesse lo stesso, avendo due corrieri sulle spalle. Ciò nonostante, profitto di un momento per salutarLa e rallegrarmi della buona salute. La mia non è cattiva, grazie a Dio.

Mi rincresce il ritardo della carta di Anonai, ma spero che, arrivando, guadagnaremo il tempo perduto coi nuovi torchi che Lei ha già pronti.

Io non ommetto di raccomandarLa al’Infante ed al suo Ministro fino a rendermi forse importuno. L’ho fatto anche in Spagna e lo farò sempre col più gran piacere del mondo. L’ultimo corriere arrivato qui mi ha detto che nel momento che lui partiva da Barcellona entrava nel porto la nave che portava gli Orazi per Madrid. Sono contentissimo perché, doppo tanti mesi ch’erano per mare, non ne avevo la menoma notizia. Vedremo cosa dirano i miei paesani.

Rimando la lettera di Vanetti, che serve di poco. Conosciamo l’uomo per piccolo assai. Farà qualche sonetto o canzoncina elegante, ma è corto ufficiale per acingersi ad illustrare il poeta Venosino. Dubbito che sia né manco al corrente delle sue edizioni, secondo parla delle varianti lezioni. Non sa che questo è un magnum da dove non è lui uomo da uscirne con onore. Se si contentasse col direa che molte lezioni nostre non gli piaciono, a la buon’ora de gustibus ecc., ma povereto lui se entra in materia. Le sue fatiche non è poco se si estendo fra l’Adige ed il Po. Comunque siasi, vediamolo venire.

Rezzonico scrive a Lei l’acclussa. Lavora su Callimaco, ma... L’edizione sarà bella e desidero vederla.

Lo sposalizio sarà doppo Pasqua. Io non lo so per Parma, ma per Dresda, perché da costì non me ne parlano più. Nonostante che pars magna –anzi tutta– fui, non me ne lagno; anzi ci ho gusto.

Il povero Amaduzi finì i suoi giorni. Ha lasciato i suoi libri al suo paese ed il manuscrito di Proclo a Lei.

Non parlo del manifesto padovano perché mi pare, nel fondo e nella forma, una arlechinata.

Ho il globo cuffico e ci trovo mille altre cose di più di quelle notate da Lei.

Non ho più tempo.

Mi ripeto sempre amico di Lei,

Azara.

Roma, 8 febraio 92.

 

a col dire reiterado dos veces.

 

Editor notes

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