1783 04 10 AZARA BODONI

Sommario

Roma, 10 de abril de 1783.

De José Nicolás de Azara [Roma] a Giambattista Bodoni [Parma].

Azara, tras un viaje a las Paludes, reacciona a las noticias de Bodoni y Agüera sobre el mal estado de salud de Paciaudi sobreentendiendo que el teatino ha fallecido. Transmite, pues, palabras de consuelo a Bodoni y pospone el hablar sobre el negocio con el gobierno español. Refiere la estancia de Milizia en Nápoles, cerca de donde se han sufrido importantes seísmos; informa sobre la salida de Roma del archiduque Maximiliano y, al final, feliz tras conocer su error sobre Paciaudi, saluda a este.

Transcrizione

Roma, 10 aprile 83.

Amico mio stimatissimo,

La settimana scorsa no[n] rispondeti alla di Lei lettera perché il tempo materiale mi mancò a causa di avere stato fuori di Roma nelle Paludi Pontini e trovarmi al ritorno con due corrieri da spedire, uno arretratto e l’altro corrente.

Aggiungessi a ciò che le notizie che Lei mi dava della salute del nostro povero Paciaudi mi costernarono a segno che non sapea né trovava cosa scrivermi. Agüera poi finì di affligermi dicendomi l’ultimo stato del amico all momento che partì il nostro corriere. Conto dunque che l’abbiammo perduto per sempre, essendo andato dove tutti dovranno andare fra poco. Lui non è più susceptibile di pena né di piacere, ma i suoi amici siammo degni di compasione; Lei più di tutti per l’attacamento ed amore che gli profesava. In questo amaro caso non serve ch’io suggerisca a Lei rifflessioni né raggioni di consolazione, perché tutte sono puri soffismi e non servono a niente. La natura ha i suoi dritti imprescritibili e non serve recalcitrare contro di essa. Levius sit patientia quidquid corrigere est nefas, dice il nostro Horazio, e questa è la somma di tutta la filosofia in questi casi.

Non serve parlare di altre cose perché niente di buono ho da dire. Restiammo intessi dell’affare di Spagna ed aspettarò a parlarne quando Lei sarà all’ordine e mi dirà ciò che dovrò dire.

Il nostro Milizia è nell suo paese, vicino a’ terremoti della Calabria, e non so ancora quando tornerà perché suo padre era in uno stato deplorabile dopo vari accidenti sofferti. A proposito de terremoti, abbiammo saputo ultimamente che il 28 dello scorso mese ha finito di rovinare il poco che restava in piedi nella Calabria ultra e distrutta di nuovo una parte della citeriore, colla capitale Cosenza che si è ressa inabitabile.

Ieri l’altro partì di qua per Firence l’Arciduca Maximiliano.

Desidero a Lei buona salute e buona filosofia. E resto sempre Suo amico e servitore,

Azara.

Dopo scritta questa lettera ho ricevutte le due che Lei mi scrive, che mi hano causata la più gran consolazione colle nuove de la salute del nostro caro Paciaudi. Mi pare di averlo riaquistato poiché alle prime notizie l’avea pianto come se fosse già morto. La prego di abbraciarmelo da parte mia ben di cuore. Non posso dilungarmi di più e resto di nuovo, ecc.

[Rúbrica].

Note al testo

Dati documentali e bibliografici

  • Ubicazione

    Parma, Biblioteca Palatina, Archivio Bodoni, Lettere ricevute, C. 28, 116.   

  • Descrizione

    Pliego de 2 h. de c. 240 × 180 mm. Autógrafa.

  • Edizione

    Noelia López Souto

  • Altre edizioni

    Ciavarella 1979, I, 79-80.

  • Altra bibliografia citata Cátedra 2013d; Cátedra 2015a; López Souto 2018d; López Souto 2019c;
  • Citazione
    Lettera da José Nicolás de Azara a Giambattista Bodoni del 1783-04-10, ed. Noelia López Souto, nella Biblioteca Bodoni [<http://522979.jduqw4qv.asia/it/lettera/1783-04-10-azara-bodoni?id=347> Richiesta: 03/dic/2024].
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