1783 03 20 AZARA BODONI

Sommario

Roma, 20 de marzo de 1783.

De José Nicolás de Azara [Roma] a Giambattista Bodoni [Parma].

Azara concuerda con Bodoni en su decisión de optar por no trasladarse a España sino vender su oficina a la Corona, pero le solicita, para la consecución de este negocio, una relación de su utilería tipográfica, de su valor y de qué carencias podrían satisfacer estos materiales en Madrid. Azara asegura que, cuando esa memoria le sea entregada y también unas muestras de caracteres, gestionará el asunto con el Gobierno español. Al margen de esto, le plantea a Bodoni la estampa de un Prudencio. Asimismo, le refiere las polémicas ocasionadas en Roma por los jesuitas, comunica la visita del archiduque Maximiliano y pide una copia de las Memorie degli architetti para Saliceti. Por último, saluda a Paciaudi.

Transcrizione

Roma, 20 marzo 83.

Amico mio stimatissimo,

Non potei la settimana scorsa contestare alla lettera di Vostra Illustrissima de 9 dei corrente mese per mancanza di tempo. Ora l’esseguisco rallegrandomi con Lei della Sua buona salute.

Riguardo all consaputo affare di Spagna, siammo d’accordo di non parlare mai di fissarsi in quel regno. Io, come ho scrito, non lo proporrei nemeno. Supposto dunque ciò e la stima –poco più, poco meno– che Lei mi acenna della Sua getteria, resta vedere in che consiste questa per potere dire ciò che si offerisce e la differenza che v’è fra quello che Lei ha e quello che c’è a Madrid; voglio dire, numero di matrici, ecc., ecc. Il presentarne le mostre all’istesso tempo mi pare ancora cosa necessaria. Perciò, Lei dovrebbe tirarne delle mostre accenando ciò che potesse mancare e supplire, ecc.

Quando Lei mi avrà instruito di tutto ciò che possiede e dei vantagi della Sua getteria sopra tutte le altre, io farò la rappresentazione presentandone le pruove e vedremmo ciò che n’esce. Per me ne spero bene, ma, come ho detto altre volte, non rispondo di niente di ciò che dipende dalla buona o cattiva digestione dei cortigiani. Rispondo bensì di me e della mia intenzione.

Mentre si matura il proggetto suddetto non bisogna restare oziosi. Ecco dunque che accludo a Lei un prospetto di stampa del Prudenzio. Questo libro è divenuto così raro, specialmente dell’edizione ad usum Delfini, che nona v’è maniera alcuna di poterlo avere. Io sono degli anni che lo cerco, perché mi manca nella mia raccolta de’ clasici, la quale è oramai ben rispettabile e non l’ho potuto trovare vendibile in Italia, Francia né Olanda. Io non so chi sia questo letteratto che ha preparata questa edizione né manco ho veduto il suo lavoro, ma un amico mi assicura ch’è capace di avere fatta qualche cosa di buono. Lei sa meglio di me che il credito e la fama di un tipografo non si aquista che per l’edizioni de’ clasici ed è del tempo che meditavo fra di me di proporre a Lei di farne una raccolta che L’acquistasse nel mondo una ben meritata riputazione. Presentandosi dunque questo Prudenzio, ho creduto proporlo a Lei perché veda se vuole ocuparsi di questa piccola impressa, che puotrebbe servire di saggio per intraprenderne delle altre maggiori. Lei me ne dica ciò che ne pensa coll’ultima franchezza, poiché io, come ho detto, non conosco né meno questo autore né so ancora come si chiami. Delle condicioni che domanda, Lei ancora mi dirà il Suo parere.

I loyoliti [sic], dei quali Lei mi parla, fanno qui più fuoco che in nessun’altra parte, ma non serve per altro che per farsi meglio conoscere.

Qui abbiamo avuto l’Arciduca Maximiliano tre giorni e ieri partì per Napoli.

Lei dirà che sono un secatore ed un scrocone, ma non mi posso scusar di domandargli un essemplare delle Vite degli architetti di Milizia, perchè l’ha domandato Monsignor Saliceti, Archiatro Pontificio coll quale bisogna stare bene.

Saluto con tutto il mio affetto il nostro Paciaudi.

E resto sempre di Lei affettoso amico e servitore,

Azara.

P.D.: Il Principe Ghigi mi ha consegnato il foglio annesso che contiene un’errata del suo libro e dice che Lei la correga come le altre che giorni passati mandò a Lei.

Domenica perdo l’amico Milizia, che parte per Napoli, e poi per il suo paese della Lapigia con motivo di trovarsi suo padre agli estremi di vita sua. I fogli dunque bisognerà che li correga io per il senso e Lei per la lingua.

 

a non añadido entre líneas.

Note al testo

Dati documentali e bibliografici

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